Tra i temi che con una certa sistematicità occupano le agende della politica e finiscono preda del dibattito mediatico, abbiamo quello legato agli appalti. Già alla fine dell’800 Francesco Crispi nel suo <<Costruire lo Stato per dare forma alla Nazione>> ha dedicato molte pagine proprio alla definizione di logiche e regole per assicurare l’efficacia degli investimenti che il Governo di allora doveva indirizzare allo sviluppo del nascente Paese. Senza voler entrare in ambito storico, possiamo riconoscere come la corretta gestione delle risorse pubbliche per investimenti o manutenzioni rappresenti un’esigenza fondamentale sia per evitare sprechi, sia per eliminare (o almeno ridurre) effetti distorsivi connessi al malaffare. Negli anni recenti il dibattito intorno alle <<infiltrazioni mafiose>> nelle attività ad alto assorbimento di risorse pubbliche, soprattutto nelle infrastrutture, ha coinvolto politici, giuristi e tecnici alla ricerca di soluzioni capaci di filtrare inserimenti non voluti nell’aggiudicazione degli appalti, ma anche nella loro gestione (i cosiddetti subappalti).
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Appalti, nuove regole e vecchia burocrazia
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