La polemica che vede protagonisti il ministro Matteo Salvini e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, sviluppatasi attorno allo <<sciopero generale>> indetto per venerdì, colpisce per il fatto che i due contendenti sembrano entrambi discutere davanti ad uno specchio, cioè senza alcuna reale volontà di avviare un confronto né sul ruolo che oggi riveste lo sciopero né sul diritto di utilizzare questo strumento per manifestare la contrarietà del sindacato alle manovre economiche e sociali del governo. Come al solito la polemica viene alimentata da un serrato confronto che vede i sostenitori delle due controparti muoversi e agire secondo modalità molto più vicine a quelle delle curve degli stadi che a quelle che l’importanza dell’argomento richiederebbe.
Il dibattito prosegue di fatto senza un confronto <<nel merito>> e finisce così con il rappresentare una commedia la cui utilità ormai sfugge all’elettorato e ai lavoratori, rinforzando ulteriormente quel senso di lontananza negli ultimi anni ha drasticamente ridotto sia il numero degli elettori ai seggi sia quello degli iscritti nel sindacato.
Fonte: Giornale di Brescia